Scoprite il borgo e i percorsi naturalistici del Monte Musino e del Parco di Veio.
Sacrofano sorge sulle pendici del Monte Musino sulla cinta della caldera di un antico vulcano, il vulcano di Sacrofano, uno dei più importanti centri esplosivi del distretto vulcanico sabatino. La ricchezza di aree verdi e la bassa densità abitativa rendono il territorio comunale unico e incontaminato dal punto di vista naturalistico. Tra le zone più interessanti un’ampia area a bosco vergine, chiamata Macchia di Sacrofano che include il colle di Monte Musino, alla cui sommità si trovano i resti della fortificazione medioevale e tracce di un precedente luogo di culto, Sacrum fanum, dalla quale si dipartono acquedotti in cunicolo etruschi che alimentavano l’antica città di Veio presso Isola Farnese. Si entra nel borgo antico attraverso una porta, preceduta da una doppia rampa di scale e seguita da due archi e si incontra la Chiesa di San Giovanni Battista. Dall’esterno svetta il campanile romanico risalente al XIII secolo circa mentre l’edificio, il cui impianto medioevale risale all'XI secolo, mostra rimaneggiamenti in età rinascimentale. Al suo interno conserva mirabili dipinti murali realizzati tra XVI e XVIII secolo, tele e sculture degne di nota legate alla storia devozionale del paese.
Le aree verdi sopra citate e il bosco di Monte Musino possono essere visitabili attraverso una fitta rete di sentieri a piedi, a cavallo e su mountain bike.
Molto suggestive le solfatare, due cave non in uso in cui al calar del sole le bianche pareti si illuminano di una luce magica regalando un’esperienza unica.
Passeggiando per i vicoli, protetti dalle mura, si attraversa anche lo storico quartiere ebraico, uno dei più antichi d’Italia.
Tra gli edifici principali del centro, il Palazzo Placidi Serraggi, in stile barocco, e poco distante la Chiesa di San Biagio, parrocchia del paese, realizzata nel XV secolo e ristrutturata agli inizi del Settecento. Vale la pena di entrare ed alzare lo sguardo per ammirare il magnifico soffitto a cassettoni con tele riportate.
Punti di interesse
- Chiesa di San Giovanni Battista
Il primo nucleo della Chiesa, costituito dall’aula coincidente oggi con l’entrata, risale agli inizi del XI secolo, mentre il campanile, fatto con conci di tufo perfettamente squadrati, è relativo al XIII secolo. Tra il XV e XVI secolo viene accorpato il Torrione Orsiniano retrostante, determinando l’attuale forma asimmetrica della chiesa.
Tra le opere presenti all’interno, quella di maggior rilievo è l’abside affrescata con la Vergine che ascende al cielo, trasportata dagli angeli e circondata dai Santi; realizzata da scuola romana della fine del XVII secolo, è stata restaurata nel 2018 su commissione del MiBACT.
L’altare marmoreo del 1515 conserva le ossa di San Giustino, rinvenute sulla via Flaminia nel 1724 e provenienti dall’antica chiesa rurale di san Marcello, ormai completamente scomparsa.
Nella chiesa si trova anche la campana fusa risalente ai tempi di Cola di Rienzo,proveniente dalla tenuta di Pietrapertusa che ha suonato fino al 1799 e il Pulpito ligneo intarsiato, inserito a parete, del 1641. - Ghetto Ebraico
Nella metà del XVI secolo la parte più alta del Castrum viene trasformata da zona militare a
nucleo residenziale chiuso, un ghetto destinato interamente alla comunità ebraica proveniente da Fiumefreddo Bruzio, nella provincia di Cosenza. La zona era accessibile da una sola porta che veniva chiusa al calar del sole e riaperta solo all’alba.
Le leggi razziali, sancite dall’enciclica di papa Paolo IV Carafa Cum nimis absurdum del 1555, sono riportate nello Statuto di Scrofano (1554) con una serie di limitazioni ai diritti della comunità ebraica che ne impongono la condotta. Con la crescita della popolazione le case vengono rialzate creando un impianto di strade strette con case alte, dotate di scale e molto affollate. In una casa privata ancora oggi è presente l’"armadio sacro" dove si custodiva il Sefer Torah, i rotoli della legge. - Carceri
Le carceri di Sacrofano risalgono probabilmente al XVI secolo, con la signoria degli Orsini. Lo stabile, stretto ed alto che racchiude le piccole stanze su due livelli di altezza, è costruito su una struttura ad arco di età romana.
Nel corso del XVIII secolo, sotto i Chigi, le carceri furono sopraelevate e ristrutturate e nel XX secolo sopra di esse si stabilì la sede del Comune ma, nel dopoguerra (1945) l’intero edificio fu trasformato in abitazioni private. Si riconoscono però ancora le finestre con le grate in ferro ad occhio bottato. - Chiesa di San Biagio
La Chiesa di San Biagio, risalente alla metà del XV secolo, è l’attuale parrocchia del paese.
Nell’abside si trovano parti di affreschi rinascimentali ma la struttura fu rimaneggiata nel XVIII secolo con vari interventi tra cui la realizzazione di un magnifico soffitto a cassettoni dorato e tele riportate che ricordano i miracoli del Santo patrono a cui la Chiesa è dedicata.
- Palazzo Serraggi
Il Palazzo Placidi-Serraggi prende il nome dalle famiglie nobiliari che dagli inizi del Settecento si legano con la potente casata dei Chigi. Al centro della facciata si trova lo stemma con quercia e aquila e la data 1707.
Da notare i mirabili stucchi che rimandano ad altri esempi dello stile detto ‘barocchetto romano’. - Oratorio di San Biagio (già Oratorio del Suffragio o Placidi)
Costruito da Placido Placidi agli inizi del Settecento come cappella del palazzo Placidi-Serraggi, era la chiesa dedicata a Sant’Edoardo Re dove aveva sede una Confraternita di culto e beneficenza per i sacrofanesi poveri. Con i lavori di ristrutturazione e di riqualificazione è diventata teatro parrocchiale.
Piatti della tradizione
- Tegamaccio: piatto povero con pomodoro, patate, cipolla, mentuccia romana composto a strati.
- Morsoletti: dolci tipici locali fatti con miele e nocciole che anticamente sostituivano i dolciumi
- Ciambellette biscotti soffici a forma tonda che accompagnavano le colazioni, si ritrovano nelle ricette tipiche di molti paesi laziali.
- Formaggi tipici locali del produttore pluripremiato Alchimista Lactis che lavora con cura e senza conservanti materie prime a Km0. La sua Ricotta Vecchia Maniera è stata premiata con il Premio Roma come ricotta migliore del Lazio o la sua Caciotta Gajarda tra i migliori dieci formaggi in Italia.
- Olio extra vergine di oliva estratto a freddo nel frantoio locale, un prodotto di elevata qualità e genuinità per l’ambiente incontaminato in cui crescono gli ulivi.